"Nulla paga il pianto del bambino a cui fugge il pallone tra le case" dalla poesia "Felicità" di Eugenio Montale.
Il dolore e la sofferenza di un bambino possono arrivare improvvisamente e nello stesso modo sparire.
Se ognuno di noi, compresi i bambini, ricerchiamo la felicità, non possiamo non tenere presente, però, che nella vita incontriamo momenti di sofferenza che ci danno ansietà e stress ( ad esempio questo periodo di pandemia).
Ma il bambino ha poca esperienza di queste cose e del modo di affrontare il dolore, per rielaborarlo,
condividerlo e acquisire la competenza di reggere la sofferenza.
Il ruolo dell'adulto è sicuramente non minimizzare mai, non pensare di proteggerlo, distogliendo il suo pensiero da ciò che gli fa male. Neanche di tentare di educare il bambino a non piangere, suo diritto e modo di comunicare.
Ricordo quando frequentavo la scuola media, morì un nostro compagno per incidente stradale.
Dopo il funerale, una prof. ci disse di non pensarci più, di andare oltre....Io ci penso ancora oggi.
Il bambino ha diritto ai propri sentimenti, anche di dolore.
Va ascoltato, cercando di conoscere il mondo interiore dei bimbi, ciò che avviene nella loro mente e cuore, senza trovare per forza di chi è la colpa o a chi attribuire responsabilità.
Soprattutto senza farci condizionare dalle nostre esperienze, che se emotivamente affaticate, ne trasmettiamo lo stato d'animo.
Il nostro compito è quello di creare le condizioni perché i bambini non si sentano schiacciati o provino un senso di abbandono, ma possano condividere l'esperienza con gli adulti che hanno accanto. Adulti che sappiano accettare la sofferenza e viverla con pazienza e speranza, per aiutarli ad avere fiducia in se stessi.
" Che cosa capiscono i bambini degli atteggiamenti che gli adulti hanno con loro? Avvertono se le persone amano o no la vita, se hanno paura, se hanno speranza, se credono o no in quello che dicono"
dal Catechismo dei bambini.
Paola Elsa Tagliabue
"Il bambino che piange"
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