" Vieni subito in casa o chiamo i carabinieri", voce di madre che grida dalla finestra di qualche condominio che dà sul parco.
" Se non fai il bravo vai nell'ufficio del direttore", maestra in difficoltà davanti all'eccessiva vivacità di un bambino.
Minacce, urla e punizioni, secondo molti adulti, servono per incutere timore e convincere i figli ad obbedire. Come se in questo modo ottenessimo l'importanza che ci spetta e il rispetto dei figli.
Quando ero bambino l'educazione normalmente si trasmetteva attraverso l'autorità del genitore o dell'insegnante: più era duro e severo, più si faceva silenzio e si obbediva.
Nel tempo si è passati da durezza, punizioni anche fisiche ( penso alla bacchetta usate nelle gambe) a la totale preoccupazione di non ferire il proprio figlio, di non traumatizzarlo, tanto da far decidere a lui.
Ora possiamo sicuramente pensare che non è tanto l'autorità che è necessaria, ma l'autorevolezza !
Spesso gli adulti hanno paura di esercitarla, tanto da essere a loro volta maltrattati.
Ma l'autorevolezza porta a guardare oltre, per cui, non solo "ti voglio bene", ma "penso al tuo bene".
"Francesco ( 4 anni) prima di salire in bici , devi decidere se ti vuoi mettere il giubottino , perchè hai freddo, oppure basta la felpa..?."
L'adulto sta rischiando di demandare sempre di più ai bambini, i compiti da educatore.
Ma le regole e limiti stabiliti dagli adulti sono fondamentali per acquisire responsabilità.
I bambini vanno abituati al confronto, a tollerare le frustrazioni delle regole. Si può discutere in modo costruttivo, arrabbiarsi quando serve e anche punirli se la punizione è contestualizzata e non fine a se stessa, ha un fine e viene spiegata.
Confondiamo spesso accudimento ( continui regali, preoccupazione per ciò che mangiano , preoccupazioni per l'abbigliamento, se sono coperti bene ,ecc.) con educazione.
Educare con regole chiare, agendo con chiarezza, mantenendo la calma, cercando di comunicare senza urlare, spiegando le scelte e facendole rispettare con FERMEZZA.
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